ODISSEYA | Cristiano Giardini (Master Studio 88.2khz-32bit)
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Un disco concepito come una performance dal vivo, senza compromessi. La post-produzione, se utilizzata in modo eccessivo, può snaturare la spontaneità e l'immediatezza che contraddistinguono la musica classica e il jazz, portando a un'omogeneizzazione del suono che impoverisce l'esperienza d'ascolto, quindi abbiamo scelto di registrare l'album in presa diretta, evitando qualsiasi manipolazione digitale, per restituire al pubblico un suono autentico e ricco di sfumature.
Odisseya - Cristiano Giardini
“Il viaggio di Ulisse è solo un esempio di quello che potrebbe essere il viaggio di ognuno di noi, Odisseya è il mio”. Cristiano Giardini presenta così “Odisseya” un concept album jazz ispirato al viaggio come avventura interiore e crescita personale. L’album realizzato in quintetto per Birdbox Records è disponibile in digitale dal 31 maggio, in vinile 180gr e master tape da luglio.
“Odisseya” è stato registrato presso gli studi di Nightingale Studios di Palombara Sabina, in presa diretta senza alterazioni di editing in fase di post produzione. Questo ha fatto sì che la musica prendesse corpo.
L'album è stato accolto positivamente dai colleghi illustri per la sua capacità di evocare emozioni profonde e per la maestria strumentale del compositore. Joe Lovano scrive “Tell everybody I love it”. Jerry Bergonzi si complimenta: “Great sound. Straight forward. Swingin’ Band. Tradition!!!”; Paolo Fresu commenta: “Bello energico, ben suonato e ben scritto!”.Questo nuovo progetto segna un altro capitolo importante nella carriera di Giardini, consolidando il suo status di figura influente nella scena musicale contemporanea.
Con il sassofonista siciliano, in studio di registrazione, hanno preso parte al progetto musicale Luca Mannutza al pianoforte, Sasha Mashin alla batteria, Kim Baiunco al contrabbasso e Paolo Recchia al secondo sax.
Cristiano Giardini, noto per le sue collaborazioni con musicisti di alto calibro e la sua formazione al Conservatorio di Amsterdam, dove ha studiato con Ferdinand Povel e Jasper Blom; e dove ha potuto seguire private lessons di giganti del sassofono jazz del calibro di Joe Lovano, Dick Oatts, Michael Brecker, Bob Malach, solo per citarne alcuni. Ha condiviso il palco con Ben Sidran, Andy Sheppard, James Morrison, Butch "Lawrence" Morrison, Bobby Durham, solo per citarne alcuni. Nel corso della sua carriera Giardini ha preso parte a diversi progetti musicali sia come leader sia come sideman. E registrato numerosi album collaborando con diversi ensemble jazz.
“Odisseya” nasce dalla storia di luoghi a lui cari: Acitrezza e i faraglioni, o Isole dei Ciclopi, legati all’Odissea, il poema epico Omero. Come un novello Ulisse, il cui viaggio è metafora della conoscenza e simbolo della conquista di un’identità e del proprio posto nell’ordine delle cose. Giardini intraprende il proprio viaggio combinando elementi di jazz e musica sperimentale, riflettendo l'esperienza di vita e la sua profonda comprensione musicale. Un percorso che è anche, di fatto, una dimostrazione della sua maturità umana e compositiva.
“Odisseya” consta di 6 brani, tre per lato essendo un vinile, i cui titoli sono in italiano e in greco, elemento epico ricorrente. Si incomincia con “Il Viaggio” che ha la potenza intrinseca dell’idea del partire per una missione come la guerra di Troia, con destinazione sconosciuta e risultato incognito. Lo stato d’animo di Ulisse viene trasposto in musica da Giardini con un ritmo sostenuto, accordi sospesi. Come l’emblema del dubbio e dell’incertezza dell’animo umano di chi non sa cosa aspettarsi dal futuro ma col cuore carico di energia vitale.
Il secondo brano è “La Tela” ispirato al mito di Penelope che tesse di giorno e disfa la tela di notte. Il suo discorso infinito con la solitudine e con l’amato, con una trama di pensieri contrapposti viene proposto in un dialogo a doppio tema tra i due sassofoni che si intreccia fino raggiungere l’apice del pathos, per poi sciogliere tutto e ricominciare daccapo.
Si conclude il lato 1 del vinile con “La Tempesta” che rappresenta gli ostacoli che si possono incontrare nella vita. Quelle difficoltà incontrate da Ulisse nel suo ritorno a Itaca. L’ostinazione dell’Olimpo al suo ritorno. Le ostilità che si devono affrontare. Il brano inizia con un “ostinato” ritmico del basso e del pianoforte incalzante. Le avversità rendono le persone deboli se ci si lascia sopraffare. La tempesta è la mancanza di stabilità. Il sassofono in questo brano non è armonioso ma richiama la follia, l’inaspettato. Solo il pianoforte in chiusura riporta la tanto agognata serenità.
Il Primo brano del lato 2 si intitola “Il Ciclope” è il brano più melodico e allo stesso più “spinto” del disco con una incredibile velocità di esecuzione. E’ anche il brano che indubbiamente ha il richiamo più forte alla storia di Ulisse; e che racchiude in sé il legame con la terra di origine di Giardini. La Sicilia, Acitrezza, dove sono ubicati i faraglioni, luogo mitologico di questo scontro tra Ulisse e il Ciclope. Rappresenta la capacità di superare le difficoltà non con la forza ma con l’astuzia, l’intelligenza e la furbizia. L’attacco del brano richiama il colpo che Ulisse scarica su Polifemo. Non è voglia di rivalsa ma di rinascita. Il brano ha una struttura armonica intricata che richiede grande abilità tecnica e musicale per essere eseguita correttamente, soprattutto a velocità elevate. Con “Il Ciclope” Giardini mette scherzosamente alla prova i musicisti non solo dal punto di vista tecnico, ma anche per la loro capacità di interpretazione e creatività. Come l'eroe greco, i musicisti devono affrontare e superare sfide apparentemente insormontabili usando intelligenza, astuzia e ingegno. L'inferno armonico che "Ulisse" deve attraversare rappresenta la complessità e la difficoltà del pezzo, ma anche la bellezza e la soddisfazione che derivano dal superare tali ostacoli. Il risultato è sorprendente e allo stesso tempo scontato consapevoli delle doti di ognuno di loro e per l’amalgama creata dal quintetto. Il brano è un inno all’improvvisazione jazz.
Si prosegue con “Il Silenzio”, il viaggio più importante, quello introspettivo ed interiore. Un sordo dialogo con il proprio io, quello con il quale si ha sempre difficoltà a confrontarsi. Giardini lo fa non senza paura, per esorcizzare i propri demoni. E' quel dialogo in solitudine che ci fa affrontare la vita.
“Odisseya” si conclude con “Le Mille Stelle”, una storia d’amore il cui titolo originario era stato pensato in inglese “The thousand words i never told you”. Dedicata ad una donna speciale. Giardini ha scritto il brano immedesimandosi in Ulisse e immaginandosi in mezzo al mare, su una barca, di notte nel Mar Mediterraneo a pensare e a rimproverarsi di essere “essere andato in guerra” di essere andato a cercarsi le “disavventure” che lo hanno portato lontano da lei: “Una stella per tutte le cose che non ti ho detto”.
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